Il termine celiachia ormai è di uso comune, chi non conosce una persona celiaca o non ha sentito parlare di testimonianze relative a questo disturbo? Spesso si fa anche confusione tra la celiachia e l’intolleranza al glutine. Cerchiamo di capire insieme che cos’è.
La celiachia (o malattia celiaca) è una infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine. Può colpire individui di tutte le età e riconosce una predisposizione genetica.
I sintomi della celiachia sono tra i più disparati, anche quelli che apparentemente non sembrano poter essere correlati ad essa, infatti la celiachia determina numerose conseguenze negative perché va ad interferire con l’assorbimento dei nutrienti.
Alimenti che contengono il glutine
I prodotti vietati ai celiaci sono naturalmente quelli che contengono glutine, quindi: frumento, farro, orzo, avena, segale, grano khorasan, ecc.
La completa esclusione del glutine dalla dieta non è però così facile: infatti i cereali sopra elencati possiamo trovarli in numerosi prodotti alimentari.
È importante considerare che prodotti naturalmente privi di glutine possono subire contaminazione accidentale a livello dei processi di lavorazione dell’industria alimentare, questo tipo di alimenti sono così considerati a rischio per i soggetti celiaci.
Sintomi della celiachia
I sintomi della celiachia possono variare da un soggetto all’altro, i più comuni riguardano quelli del tratto gastrointestinale come: mal di stomaco, diarrea cronica, dolori addominali, perdita di peso, stipsi, meteorismo, flatulenza nausea e vomito. Inoltre come abbiamo già visto nell’articolo “Intolleranza al lattosio” la celiachia può portare anche a questo tipo di intolleranza perché l’intestino va incontro a gravi danni.
I sintomi della celiachia possono variare molto rispetto alle seguenti variabili come: la quantità di glutine che si mangia, la durata dell’allattamento materno (i sintomi della celiachia tendono a manifestarsi più tardivamente nei soggetti allattati più a lungo), entità di danni intestinali ed età.
I sintomi della celiachia possono variare molto anche in base all’età:
nei bambini la sintomatologia è legata allo sviluppo, quindi possiamo notare altezze inferiori alla media, perdita di peso, ritardo nella pubertà e allo smalto dei denti. Questo perché la celiachia nei bambini può portare ad una riduzione dell’assorbimento delle sostanze nutritive con le conseguenze che abbiamo elencato.
negli adulti possono andare incontro ad una grande varietà di sintomi solitamente digestivi (blocchi intestinali, dolori addominali, ulcera a livello gastrico ed intestinale). Altri sintomi che si possono manifestare sono:
- problematiche a carico dell’apparato riproduttivo: alterazioni del ciclo mestruale, infertilità ed ripetuti aborti spontanei;
- patologie del sangue: anemia ed anomalie della coagulazione;
- sintomi a carico del apparto scheletrico: osteoporosi e dolore osseo e/o articolare;
- manifestazioni a carico della pelle come la dermatite erpetiforme (rash cutaneo accompagnato da prurito che si presenta di solito su gomiti, ginocchia, natiche, schiena, cuoio capelluto). Questo tipo di eruzione cutanea colpisce circa il 10% delle persone affette da celiachia, particolarmente comune nella fascia 30-40 anni.
- manifestazioni neurologiche, come depressione, ansia, confusione mentale, cefalea, difficoltà di coordinazione muscolare, dolore neuropatico, spasmofilia, ecc. L’età media all’insorgenza dei sintomi neurologici è 54 anni.
Altri sintomi che si possono manifestare sono: la riduzione del volume della milza, stanchezza molto persistente ed afte e secchezza a livello della bocca.
La sintomatologia, per quanto fastidiosa, è nostra alleata perché ci permette di andare a porre dei rimedi attraverso trattamenti e si può evitare così di sviluppare altre patologie come il linfoma al piccolo intestino o l’adenocarcinoma all’intestino tenue.
In alcuni casi i sintomi della celiachia poterebbero innescarsi a seguito di qualche evento, come la gravidanza o parto, forti stress, gastroenterite batterica ecc.
La malattia celiaca è spesso associata ad altre condizioni mediche, come: psoriasi, colite microscopica, ipotiroidismo, epatite autoimmune, vitiligine, ecc.
Metodi diagnostici
Gli esami utilizzati per la diagnosi della celiachia comprendono:
– anamnesi ed osservazione del paziente: si cerca quindi di evidenziare i sintomi del paziente e i segni clinici tipici di questo disturbo;
- esami del sangue per la ricerca di anticorpi specifici ed autoanticorpi: se i livelli di anticorpi presi in esame (transglutaminasi anti-tissutale, anticorpi anti-endomisio ed anticorpi anti-gliadina) appaiono superiori alla norma, il paziente è probabilmente celiaco e quindi candidabile ad ulteriori esami;
- breath test al sorbitolo: consiste nella somministrazione di sorbitolo al paziente e alla successiva misurazione ad intervalli regolari della concentrazione di idrogeno nell’aria espirata. L’aumento della concentrazione di idrogeno indica un malassorbimento intestinale, comune tra i soggetti celiaci ma anche in altre patologie. Test utile in fase di sceening della celiachia.
- esame delle feci: poco utilizzato per questa diagnosi, metodica di screening. In caso di sindromi di malassorbimento, le feci possono avere un pH acido e presentare un’eccessiva quantità di grassi.
- biopsia duodenale: prelievo di piccoli campioni della mucosa intestinale per la successiva analisi in laboratorio attraverso un’esame citologico. Test invasivo, si esegue nei soggetti positivi ai precedenti test ed è il test che lascia minor spazio ad errori metodologici.
Distribuzione della celiachia nel mondo
In passato la celiachia era considerata una malattia rara, appannaggio pressoché esclusivo della popolazione europea ma oggi non è più così.
La celiachia è, infatti, una delle patologie più frequenti che colpisce indifferentemente bambini ed adulti, ma con una certa predilezione per il sesso femminile (rapporto maschi/femmine = 1:1.5-2).
In Italia ed in Europa in generale la frequenza media di celiachia si aggira attorno all’1 % della popolazione, con variazioni notevoli da un Paese all’altro: ad es. in Germania la celiachia colpisce “solo” lo 0.2 %, mentre in Finlandia interessa oltre il 2 % della popolazione. É probabile che le variazioni dipendano da fattori ambientali: tipo di flora batterica intestinale, alimentazione infantile ed infezioni intestinali.
Una frequenza media dell’ 1 % è stata riscontrata anche in altri Paesi nei quali la popolazione è prevalentemente di origine europea quali gli USA, l’Australia e l’Argentina.
La frequenza della celiachia è in forte aumento soprattutto nei paesi occidentali, come nel caso degli USA dove si è passati da una frequenza dello 0,2% all’ 1% negli ultimi quarant’anni. Questo dato ci suggerisce che la responsabilità di tale aumento è imputabile a cause ambientali come la diffusione di grani maggiormente “tossici”.
Anche nelle popolazioni di alcuni Paesi in via di sviluppo (come nel Nord-Africa, Medio Oriente e India) si è rilevata una frequenza della malattia di circa l’1%.
In particolare la popolazione africana i Saharawi, originari del Sahara occidentale, presenta una diffusione endemica pari al 6-7 % della popolazione infantile. Si pensa che questo tipo di dato sia dovuto al cambiamento repentino delle abitudini alimentari dovute alla colonizzazione spagnola, con un aumento del consumo dei derivati del frumento.
Grani moderni
Il glutine (dalla parola latina “gluten” colla) è un collante, utile in panificazione per favorire la lievitazione. Potrebbe, però, disturbare la funzionalità del nostro organismo, in particolare quello dei grani moderni o delle farine raffinate.
L’uomo ha apportato delle modifiche in agricoltura soprattutto per quanto riguarda i grani e questo ha fatto sì che il livello di glutine presente nelle nostre farine sia stato modificato, rendendolo molto concentrato e resistente. Questo tipo di glutine arriva indigerito fino al colon e diventa così tossico.
Infatti, nelle varietà antiche di grani troviamo un contenuto decisamente meno concentrato di glutine.
Da tempo si ipotizza una correlazione tra le modificazioni genetiche (per esigenze di produttività) a cui sono stati sottoposti i grani moderni e l’aumento delle difficoltà digestive relative al frumento e della celiachia.
In particolare sembrerebbe ci sia una correlazione tra la modifica genetica del frumento ed una modificazione del glutine, in particolare della gliadina, una sua frazione. Questo tipo di intervento pare abbia reso il glutine meno riconoscibile per l’organismo.
Farmaci contro il glutine ed efficacia
Questi tipi di farmaci non possono curare il disturbo ne sostituire l’alimentazione priva di glutine, ad oggi l’unica terapia per i soggetti celiaci.
Ne è un esempio una pillola realizzata dal ricercatore Hoon Sunwoo dell’Università canadese di Alberta. Questo tipo di pillole permettono solo delle saltuarie ingestioni di alimenti contenenti glutine ed è bene ricordare che queste pillole sono dei tentativi sperimentali e che nessuna è attualmente in commercio.
Obiettivo di questo tipo di farmaco
Lo scopo di queste pillole è impedire al glutine di venire a contatto col sistema immunitario, in questo modo si evita la reazione autoimmune che innesca a cascata il processo infiammatorio alla base dell’atrofia dei villi intestinali.
In particolare la pillola di Hoon Sunwoo utilizza degli anticorpi ricavati dall’uovo per mascherare il glutine, affinché possa attraversare il tubo digerente e penetrare nell’organismo senza problemi.
Come abbiamo visto, i sintomi della celiachia sono tra i più disparati e ad oggi non esiste una cura vera e propria se non quella dell’astensione ai cibi che contengono il glutine. Voi siete soggetti celiaci? Raccontateci la vostra esperienza.